Percorsi

Quattro itinerari bibliografici per muoversi nella ricca e variegata bibliografia di Tunisi in libri, partendo dalla memoria della presenza italiana, passando per la vasta produzione saggistica inerente alla Rivoluzione del 2010-11, per giungere a due percorsi per immagini che raccontano le anime della scena artistica tunisina dell’ultimo decennio.

Degagements: la situazione politica e la rivoluzione

Dégage, Errahl, “Vattene”. Una delle parole d’ordine urlate nelle strade di Tunisi durante la Rivoluzione del 2010/2011, testimone del bisogno di far piazza pulita di un regime ventennale e della corruzione, dell’oppressione e delle diseguaglianze sociali che avevano incancrenito la Tunisia alla fine del secolo scorso. Dall’auto-immolazione del venditore informale Mohamed Bouazizi nel dicembre 2010, fino alla cacciata del dittatore Zine el-Abidine Ben Ali il 14 gennaio 2011, la Tunisia vive una stagione incredibile, che stravolgerà il panorama politico nazionale e diffonderà le sue visioni rivoluzionarie in tutto il mondo. È difficilissimo orientarsi nelle complessità di quella fiammata rivoluzionaria, ed è ancora più complicato tracciarne l’eredità e comprendere il confuso panorama politico e sociale della Tunisia post-rivoluzionaria. Proponiamo alcuni percorsi di lettura per comprendere le origini, lo svolgimento e l’eredità di quegli eventi storici.

Il Regime Ben Ali e le radici della Rivoluzione

Ci sono tre testi che occorre leggere per comprendere in che modo il regime del dittatore Ben Ali abbia favorito la situazione esplosiva che si è poi evoluta nelle proteste del 2010-2011. I primi due di questo breve elenco sono resoconti giornalistici, all’epoca proibiti in Tunisia, che mostrano la rete mafioso-clientelare riprodottasi attorno alla famiglia del Presidente e analizzano la figura di Leila, la seconda moglie, potentissimo personaggio con affari in tutto il Paese. Il terzo è un saggio fondamentale di scienze politiche teso a mostrare come il potere della famiglia presidenziale si perpetuasse anche grazie alla (non sempre spontanea) “collaborazione” della società tunisina.

Beau, Nicolas e Tuquoi, Jean-Pierre. Notre Ami Ben Ali. L’envers du “miracle tunisien”. Paris: La Découverte, 2011.

Beau, Nicolas e Graciet, Catherine. La Régente de Carthage : Main basse sur la Tunisie. Paris: éd. La Découverte, 2009.

Hibou, Béatrice. La Force de l’Obeissance. Economie Politique de la Répression en Tunisie. Paris: La Découverte, 2006.

Gli eventi rivoluzionari - 2010/2011

I testi di questa sezione raccontano gli eventi da punti di vista differenti e con intenti diversi. Mentre Bettaieb produce un racconto “eroico” dei fatti rivoluzionari, con uno sguardo dall’interno teso a raccontare il sollevarsi di un popolo, Russo presenta uno sguardo “esterno”, occidentale, affascinato da quanto accadeva in un Paese da sempre considerato come “pacificato”. Bussac, infine, cerca di mantenere in equilibrio il racconto dei fatti, il coinvolgimento personale e la distanza necessaria a mettere gli eventi in prospettiva.

Bettaieb, Viviane. Dégage. La révolution tunisienne, 17 décembre 2010-14 janvier 2011. Tunis: Editions de Layeur, 2011.

Bussac, François-Georges. La "révolution" tunisienne. Chroniques 2011-2014. Paris: Orizons, 2014.

Russo, Francesca. Non ho più paura. Tunisi: diario di una rivoluzione. Roma: Gremese, 2011

Analisi sociopolitiche della Tunisia in rivolta

Le analisi della rivolta tunisina nel suo farsi sono poche, in parte perché la cronaca in quei giorni aveva preso il posto dell’approfondimento, e in parte perché anche dopo il 14 gennaio gli eventi si sono succeduti a una velocità strabiliante. Alcuni testi tuttavia aiutano a farsi un’idea più approfondita di quel periodo e di quello immediatamente successivo. Sebastiani e Gandolfi parlano di Tunisi, della riscoperta dell’attivismo indipendente, dello spazio pubblico ritrovato e dell’arte come strumento rivoluzionario. Con un approccio “socio-culturale” oltre che politico, Baraket e Belhassine cercano di ricostruire un vocabolario della rivoluzione e della “nuova” Tunisia. Kilani, antropologo tunisino, ragiona sui legami tra rivoluzione, scoperta della non-omogeneità della società tunisina, ed emersione delle identità collettive.

Baraket, Hedia e Belhassine, Olfa. Ces nouveaux mots qui font la Tunisie. Tunis: Ceres éditions, 2016.

Gandolfi, Paola. Rivolte in atto. Dai movimenti artistici arabi a una pedagogia rivoluzionaria. Milano; Udine: Mimesis, 2013.

Kilani, Mondher. Quaderni di una rivoluzione. Il caso tunisino e il mutamento sociale nel mondo contemporaneo. Milano: Eleuthera, 2014.

Sebastiani, Chiara. Una città una rivoluzione. Tunisi e la riconquista dello spazio pubblico. Cosenza: Pellegrini, 2014.

Racconti dal fronte rivoluzionario

La letteratura, l’autobiografia e la grafica sono un’ottima lente attraverso cui guardare agli eventi di ormai dieci anni fa; spesso da qui emergono visioni oblique, trasversali e stimolanti. Magnier raccoglie la prospettiva di scrittori e fumettisti sul passaggio rivoluzionario, Mentre Khiari espone le vignette di Willis from Tunis, personaggio molto famoso nel Paese. Guidantoni racconta il viaggio di una donna, Sophie, nella Tunisia postrivoluzionaria. Ouejdane sta in bilico tra autobiografia, memorie del regime e analisi sociale, mentre la compianta Ben Mhenni, una delle voci giovani più autorevoli in Tunisia, descrive il suo Paese in un libro che condensa i testi da lei diffusi tramite il suo blog.

Guidantoni, Ilaria. Tunisi, taxi di sola andata. Milano: No Reply, 2012.

Khiari, Nadia. Willis from Tunis. Chroniques de la révolution. Paris: Zones, 2012.

Magnier, Bernard, a cura di. Reves d'hiver au petit matin. Tunis: Elyzad, 2012

Mhenni, Leena Ben. Tunisian girl. La rivoluzione vista da un blog. Roma: Edizioni Alegre, 2011.

Ouejdane, Mary. La rivolta dei dittatoriati. Messina: Mesogea, 2013.

Dopo la Rivoluzione

Dopo gli eventi rivoluzionari, le analisi sulla transizione e sul lascito di quei giorni sono aumentate esponenzialmente. Molte si sono occupate di transizione, cambiamenti istituzionali, questioni legate all’identità religiosa e alla rinascita dell’Islam politico. Alcuni testi, tuttavia, analizzano altri temi, meno presenti nel dibattito, attraverso le storie di persone comuni. Queirolo Palmas e Stagi, come anche Sei, parlano di giovani, del loro posto nella società e delle loro aspettative. Pontiggia descrive la Tunisia “interna” all’alba del nuovo mondo. El Kasbah, pseudonimo scelto dal blogger Riadh Sifaoui, raccoglie voci diverse che, dopo il 14 gennaio, hanno cercato di comprendere che strada la Tunisia avesse intrapreso. Infine, Torelli fa un bilancio politico della Tunisia recente alla luce della storia del Paese, individuando le tensioni tra il passato e le nuove sfide e speranze innescate dalla Primavera Araba.

El Kasbah, Tunisie. Fragments de révolution, Tunis: éd. Simpact, 2014.

Queirolo Palmas, Luca e Stagi, Luisa. Dopo la Rivoluzione. Paesaggi Giovanili e Sguardi di Genere nella Tunisia Contemporanea. Verona: Ombre Corte, 2017.

Pontiggia, Stefano. Il bacino maledetto. Disuguaglianza, marginalità e potere nella Tunisia postrivoluzionaria. Verona: Ombre Corte, 2017.

Sei, Mario. Message in a bottle. Storie e testimonianze di giovani tunisini otto anni dopo la rivoluzione. Milano: Agenzia X, 2019.

Torelli, Stefano Maria. La Tunisia rivoluzionaria, Verona: Ombre Corte, 2015.

Percorso a cura di Stefano Barone e Stefano Pontiggia

Una traversata italo-tunisina

Le sponde del Mediterraneo sono testimoni dei passaggi, degli incontri e degli scontri avvenuti fin dalla preistoria tra le sue popolazioni. La storia di chi dalla penisola italiana, dalla Sicilia e dalla Sardegna si stabilì nella regione tunisina, si inserisce in un quadro di mobilità mediterranee. Il libro Mediterraneans Clancy-Smith 2011) fornisce una documentata analisi delle migrazioni provenienti dal Sud Europa verso la Reggenza di Tunisi e il loro impatto sulla società tunisina dell’Ottocento. Tra questi “Mediterranei” bisogna sottolineare alcuni gruppi italofoni che si insediarono stabilmente nella Reggenza tunisina. I primi furono i tabarchini, discendenti dei pescatori liguri di corallo che si stabilirono nell’isola di Tabarca – nel nord della Tunisia – sin dall’epoca moderna, come descrivono Toso e Gourdin (Toso 2010; Gourdin 2008). Successivamente gli ebrei sefarditi espulsi dalla Spagna e dal Portogallo, avendo trovato un rifugio stabile a Livorno, scelsero poi Tunisi come uno dei luoghi della loro rete commerciale. Questi mercanti ebrei, conosciuti come “portoghesi” a Livorno, a Tunisi vennero chiamati Grāna – cioé “livornesi” in arabo –. Un discendente di questa storia, Boccara, scrisse nel 2011 un libro che descrive tali contatti mediterranei tra Tunisia e Italia (Boccara 2011). Queste popolazioni allogene in Tunisia nel corso dell’Ottocento seguirono gli sviluppi politici del Risorgimento italiano; il libro curato da Silvia Finzi nel 2012 L’unità italiana dalla sponda sud dimostra il forte livello di impegno politico di alcuni italiani di Tunisi verso l’ideale unitario (Finzi 2012).

Durante la seconda metà dell’Ottocento iniziò il processo di colonizzazione che a fine secolo avrebbe sottomesso quasi tutto il continente africano agli imperialismi europei. Le tensioni imperialistiche sulla Tunisia e le conseguenze della protezione francese sulla Reggenza sono argomenti trattati da Lewis nel suo libro The Divided Rule (Lewis 2013). Le opere promosse dal protettorato francese attirarono diversi lavoratori italiani in Tunisia, come nel caso dei viticultori siciliani nel Nord della Tunisia analizzato da Melfa (Melfa 2008) o dei minatori sardi delle miniere di fosfato dell’interno trattato da Marilotti (Marilotti 2006). La numerosa comunità italiana di Tunisia divenne una questione conflittuale tra Francia e Italia per tutto il periodo del protettorato ma specialmente durante il ventennio fascista, trattato dall’opera di Rainero La rivendicazione fascista sulla Tunisia (Rainero 1978). Storicamente luogo di rifugio per le opposizioni politiche italiane, anche durante il ventennio fascista la Tunisia manterrà questo ruolo ospitando tra le più attive comunità antifasciste, come analizzato da El Houssi nel suo libro L’urlo contro il regime (El Houssi 2014). Le naturalizzazioni e le confische avvenute successivamente la seconda guerra mondiale segnarono l’inizio della fine della storica comunità che si era sviluppata durante l’Ottocento. L’indipendenza tunisina e il suo processo di decolonizzazione coinvolsero anche gli italiani lì residenti da generazioni, come analizzato dagli studi di Morone (Morone 2015) e dalle interviste ai Siciliani di Tunisia raccolte da Campisi (Campisi-Pisanelli 2015). Sulle nuove migrazioni di imprenditori e di pensionati italiani che trovano oggi in Tunisia un paese più accogliente e ospitale di quanto non lo sia l’Italia per i tunisini, si concentrano gli ultimi capitoli del libro curato da Laura Faranda Non più a Sud di Lampedusa (Faranda 2016).

bibliografia:

E. Boccara, In fuga dall’inquisizione: ebrei portoghesi a Tunisi : due famiglie, quattro secoli di storia, Firenze, 2011.

V. Campisi/F. Pisanelli, Mémoires et contes de la Méditerranée. L’émigration sicilienne en Tunisie entre XIXe et XXe siècles, Tunisi, 2015.

J. A. Clancy-Smith, Mediterraneans: North Africa and Europe in an Age of Migration, C. 1800-1900, Oakland, 2011.

L. El Houssi, L’urlo contro il regime. Gli antifascisti italiani in Tunisia tra le due guerre, Roma, 2014.

L. Faranda, Non più a sud di Lampedusa: Italiani in Tunisia tra passato e presente, Roma, 2016.

S. Finzi (ed.), L’unità italiana vista dalla riva sud del Mediterraneo, Tunisi, 2012.

P. Gourdin, Tabarka. Histoire et archéologie d’un préside espagnol et d’un comptoir génois en terre africaine (XV-XVIII siècle), Roma, 2008.

M. Dewhurst Lewis, Divided Rule: Sovereignty and Empire in French Tunisia, 1881-1938, Berkeley, 2013.

G. Marilotti (ed.), L’Italia e il Nord Africa: l’emigrazione sarda in Tunisia 1848-1914, Roma, 2006.

D. Melfa, Migrando a sud. Coloni italiani in Tunisia, Roma, 2008.

A. M. Morone, Fratture post-coloniali. L’indipendenza della Tunisia e il declino della comunità di origine italiana, Contemporanea, 1/2015.

R. H. Rainero, La Rivendicazione fascista sulla Tunisia, Milano, 1978.

F. Toso, Tabarchini e tabarchino in Tunisia dopo la diaspora. Bollettino di Studi Sardi III, 3, 2010.

Percorso a cura di Gabriele Montalbano

I segni di Tunisi: Graffiti (2011-2017)

I graffiti sono stati un mezzo espressivo fondamentale nella Rivoluzione che nel 2010-11 ha portato al rovesciamento del regime di Ben Ali e alla nascita della Tunisia di oggi. Dopo l’esplosione delle rivolte nelle periferie del Paese e poi nella capitale, piazze e simboli della dittatura sono stati via via rimpiazzati da nuove nomenclature dell’immaginario. Questi segni sui muri, nati in clandestinità, si sono trasformati in un alfabeto condiviso da migliaia di persone, desiderose di un Paese più democratico, equo e rispettoso della dignità umana. Le immagini che compongono il percorso (foto scattate da L. Lacquaniti, dove non segnalato altrimenti, e in gran parte raccolte nel libro fotografico I muri di Tunisi. Segni di rivolta, L. Lacquaniti, Exòrma, 2015), raccontano questa straordinaria avventura culturale e civile, che tanta parte ha esercitato nel traumatico risveglio del mondo arabo.

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01 — "Piazza Mohamed Bouazizi, martire ed eroe" (2011), ovvero il venditore ambulante che si diede fuoco il 17/12/2010, dando il via alla rivoluzione tunisina. La scritta vuole sostituire la vecchia nomenclatura della piazza che, sulla targa ormai scardinata, celebrava la data del colpo di stato di Ben Ali. (Foto di Simona Bonomo)

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02 — Opera di Zoo Project (2011).

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03 — Murales vari (2011) su una villa appartenuta ai Trabelsi, cognati di Ben Ali, simbolo della corruzione del regime e della mafia di stato. A sinistra si legge il titolo francese della soap opera Beautiful, a destra in arabo: "La soldocrazia è finita", mentre un calciatore colpisce in rovesciata la testa di Ben Ali.

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04 — "Il mattino è spuntato da dietro le vette", verso del poeta tunisino Abu al-Qasim al-Shabbi, opera di eL Seed (2011).

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05 — In nero: "Viva la Tunisia libera e democratica". In rosso: "I rivoluzionari dicono: non potete prenderci in giro. A matita in basso a destra: "Non c'è altro dio all'infuori di Dio e Maometto è il suo profeta". (2012)

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06 — "Abbi a cuore la tua religione e difendi il tuo paese. Sei tunisino" (2012).

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07 — "Né laico né islamista. La nostra è la rivoluzione del povero", firmato gruppo Zwewla ("I poveri"), 2012.

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08 — "Ben Ali è scappato ma i capitali comandano ancora", Zwewla (2012).

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09 — "Non posso sognare con mio nonno", col ritratto dell'ultraottantenne Beji Caid Essebsi, riemerso sulla scena politica dopo la rivoluzione. Stencil del collettivo Ahl al-Kahf (2011). (Foto di Ahl al-Kahf)

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10 — "No al governo dei dinosauri", poster di Ahl al-Kahf (2011). (Foto di Ahl al-Kahf)

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11 — Murales all'interno di un palazzo in macerie, Ahl al-Kahf (2011). In alto a sinistra il ritratto di Farhat Hached, fondatore del sindacato UGTT e assassinato su mandato dei francesi negli anni '50. (Foto di Ahl al-Kahf)

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12 — Murales all'interno di un palazzo in macerie, particolare (Ahl al-Kahf 2011). (Foto di Ahl al-Kahf)

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13 — "Creare è resistere", citazione di Gilles Deleuze, ritratto a destra. Opera di Ahl al-Kahf (2011). (Foto di Ahl al-Kahf)

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14 — "Arte contemporanea è suonare la sesta di Beethoven per strada. In mezzo ai lacrimogeni”, collage di Ahl al-Kahf (2013). (Foto di Ahl al-Kahf)

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15 — "Ti spetta qualcosa in questo mondo, perciò alzati. Ghassan Kanafani", citazione letteraria riportata dal gruppo Molotov (2012).

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16 — "Su questa terra c'è qualcosa che merita la vita. Mahmud Darwish", citazione poetica riportata dai Molotov (2012).

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17 — "Resisti" (2012).

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18 — "La rivoluzione culturale tunisina", poster di Zed (2012).

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19 — "La voce della donna è rivoluzione", con implicito gioco di parole tra thawra, "rivoluzione", e ʼawra, le parti da velare e nascondere in pubblico secondo l'islam. Stencil del collettivo Feminism Attack (2012).

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20 — "In Tunisia una donna su due ha subito violenza. #Lasciala in pace" (2015).

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21 — "Ci avete visti?", amaro gioco di parole sulla cecità in riferimento alla repressione dei manifestanti della città di Siliana, colpiti dalla polizia con pallettoni da caccia al viso e agli occhi. Sede del sindacato UGTT di Tunisi (2013).

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22 — "Chi ha ucciso Chokri?", in riferimento all'omicidio politico di Chokri Belaid (2013).

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23 — "Pace?" "Crisi?" (2016).

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24 — "Vai a fare austerità da un'altra parte" (2017).

Percorso a cura di Luce Lacquaniti

I segni di Tunisi: Fumetti

Al di là di fumettisti ormai affermati a livello planetario come Nadia Khiari, autrice del celebre Willis from Tunis. Chroniques de la révolution, la scena del fumetto tunisino ha il carattere underground tipico della più vasta scena del fumetto arabo contemporaneo: un mondo estremamente vivace, nato a cavallo delle rivoluzioni del 2010-11, in cui collettivi indipendenti di artisti pubblicano in omonime riviste autoprodotte storie brevi da loro scritte e disegnate. È un vero e proprio network in espansione, con riviste che non di rado collaborano tra loro e incoraggiano scambi e contaminazioni tra autori di paesi diversi. Se il ruolo di apripista è toccato al gruppo libanese Samandal nel 2007, durante e dopo le rivoluzioni sono nati, tra gli altri, Tok Tok al Cairo, Skefkef a Casablanca e, non da ultimo, Lab619 a Tunisi.

Lab619, dunque, è un collettivo tunisino aperto, indipendente e autogestito, coordinato dalla sceneggiatrice Abir Gasmi, che dal 2013 pubblica storie in una rivista a fumetti autoprodotta rivolta, primo caso in Tunisia, a un pubblico adulto. Se Lab indica l'intento sperimentale, 619 è il numero che contraddistingue il codice a barre dei prodotti tunisini: ovvero è un prodotto locale, rivolto soprattutto ai tunisini, seppure inserito a pieno titolo nella suddetta scena panaraba.

Negli ultimi anni, le pubblicazioni di Lab619 si sono fatte tematiche, come nella trilogia del 2017 composta da numeri monografici intitolati “Frontiere”, “Migrazioni” e “Identità”: in particolare, il numero speciale "Migrazioni" è frutto di una residenza artistica tenutasi a Tunisi nel 2016, alla quale hanno partecipato autori di diversi paesi arabi, raccontando la migrazione con i toni, di volta in volta diversi, del reportage, della satira o della poesia; alcune storie del volume, tra cui quelle degli autori tunisini Othman Selmi, Nidhal Ghariani e Nadia Dhab, sono state pubblicate in Italia nell'albo Migrazioni (Fortepressa, 2019, a cura di Valerio Bindi, traduzioni dall'arabo di L. Lacquaniti).

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01 — Copertina di Lab619 n°5 (2015), illustrazione di Noha Habaieb da un'idea di Mourad Ben Cheikh Ahmed.

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02 — Cthulhu evocato per sbaglio nel centro di Tunisi in Kharrej el-qarnita ("Liberate il kraken"), storia apparsa su Lab619 n°2 (2013), testi di Mourad Ben Cheikh Ahmed e disegni di Noha Habaieb.

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03 — Illustrazione di Noha Habaieb per il festival di arte femminista Chouftouhonna 2019.

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04 — Tavola da Al-sahhar ("Il mago") di Seif Eddine Nechi, storia apparsa su Lab619 n°1 (2013).

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05 — Tavola da Bombyx Mori, testi di Aymen Mbarek e disegni di Seif Eddine Nechi, storia pubblicata sul blog di fumetti Soubia.com creato dai due autori.

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06 — Tavola da Tanafer ("Dissonanza"), soggetto di Abir Gasmi e disegni di Kamal Zakour, storia apparsa su Lab619 n°9 (2017), numero intitolato Identité(s) ("Identità").

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07 — Tavola da Al-ruqud al-thamaniya ("Gli otto dormienti"), testi di Abir Gasmi e disegni di Kamal Zakour, storia apparsa su Lab619 n°10 (2019).

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08 — Tavola da Omm al-tharari (“La madre dei figli”) di Rim Bouras, storia apparsa su Lab619 n°10 (2019).

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09 — Tavola da Haykal ("Scheletro", ma anche nome proprio di persona) di Alaeddin Abou Taleb, storia apparsa su Lab619 n°3 (2014).

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10 — Tavola da Metamorphose ("Metamorfosi") di Moez Tabia, storia apparsa su Lab619 n°9 (2017), numero intitolato Identité(s) ("Identità").

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11 — Tavola da Matriouchka ("Matrioska") di Lamia Mechichi, storia apparsa su Lab619 n°9 (2017), numero intitolato Identité(s) ("Identità").

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12 — Tavola da Laysat harbina ("Non è la nostra guerra"), testi di Naoua e disegni di Issam Smiri, storia apparsa su Lab619 n°6 (2016).

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13 — Tavola da Dis-moi, qu'est-ce qu'une frontière? ("Dimmi, cos'è una frontiera?") di Sid-Ali Dekar, storia apparsa su Lab619 n°7 (2017), numero intitolato Hudud ("Frontiere").

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14 — Tavola da Quatre-vingt-dix kilomètres ("Novanta chilometri") di Ahmed Ben Nessib, storia apparsa su Lab619 n°10 (2019).

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15 — Tavola da "Affinché dorma la mia coscienza" (Hatta yanama damiri), testi di Nidhal Ghariani e disegni di Nadia Dhab, storia originariamente apparsa su Lab619 n°8 (2017), numero speciale intitolato Al-Hijra ("Migrazioni"), e pubblicata in italiano su Migrazioni, edizioni Fortepressa, 2019.

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16 — Tavola da "Il colore del dolore" (Lawn al-alam) di Othman Selmi, storia originariamente apparsa su Lab619 n°8 (2017), numero speciale intitolato Al-Hijra ("Migrazioni"), e pubblicata in italiano su Migrazioni, edizioni Fortepressa, 2019.

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17 — Tavola da Spark / Al-sharara (“La scintilla”) di Othman Selmi, storia ispirata al suicidio di Mohamed Bouazizi che diede inizio alla rivoluzione tunisina.

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18 — Poster disegnato da Othman Selmi per l'edizione italiana di Migrazioni, edizioni Fortepressa, 2019.

Percorso a cura di Luce Lacquaniti

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